La storia che vi proponiamo ha per protagonista il dispositivo FUEL++, venduto attraverso il sito http://www.risparmia-carburante.it/.
FUEL++, in base a quanto riportato sul sito, permette di risparmiare sui costi del carburante di un’automobile in quanto “grazie alla sua forza magnetica pulente, ottimizza la combustione del carburante nel motore. Un motore che lavora meglio, consuma meno!”. Si tratta quindi di un’apparecchiatura semplice ed economica, dotata di potenti magneti, che va installata nella linea di mandata del combustibile. Può essere impiegato per tutti i tipi di alimentazione (benzina, gasolio, metano e GPL). Non necessita di manutenzione e la durata sarebbe infinita.
Non pienamente convinto da tali affermazioni, un asker di nome Nico ha scritto ai responsabili del sito per chiedere i test effettuati da laboratori indipendenti in grado di confermare l’efficacia di FUEL++
Lo staff di FUEL++ ha prontamente risposto, fornendo a Nico diversi riferimenti.
Il primo riguarda il fatto che, nel gennaio del 2016, un dispositivo simile è stato presentato al programma televisivo “Le iene”. Sul valore scientifico di un servizio realizzato da un programma televisivo di intrattenimento non ci dilunghiamo ulteriormente.
La risposta però contiene anche un link a una pagina del sito in cui sono riportati i collegamenti a quattro articoli scientifici.
Abbiamo chiesto ad Andrea Corsini, un ingegnere che lavora in campo automobilistico, già articolista per Query On Line, di commentare gli articoli. Ecco il suo contributo:
“Il primo articolo, realizzato da 4 ricercatori indiani, è stato pubblicato nel 2014. Gli autori applicano un campo magnetico di 5000 gauss (0,5 tesla) alla linea carburante e misurano su un piccolo motore diesel un consumo minore del 12%, il loro analizzatore di fumi dichiara un buon miglioramento allo scarico, sintomo di una migliore combustione. C’è una dignitosa ipotesi teorica corredata da misure sul combustibile, che risulta perdere di densità dello 0.2% e crescere di potere calorifico dello 0.40%. Questo non giustifica alcun miglioramento della combustione, ma suggerisce che gli sperimentatori non abbiano idea di cosa sia l’errore di misura. Se si affronta un simile test senza tarature e trattamento statistico dei dati è del tutto possibile avere un singolo test nettamente migliore di un singolo altro. C’è quindi la possibilità che questo team sia addirittura in buona fede e solo negligente nel metodo.
A titolo di curiosità, sulla stessa rivista, sempre nel 2014, si trova un altro articolo quasi identico[1] in cui due docenti e un allievo, diversi dai precedenti, sullo stesso identico motore ma con un diverso analizzatore di fumi, misurano un consumo migliorato dell’8% e una diminuzione di tutti i gas, compresi CO2 e NOx, che avrebbero invece dovuto aumentare per coerenza con una migliore combustione. Qui è evidente la disinvoltura nel trascrivere i numeri letti sul display e la superficialità della rivista che pubblica nello stesso anno due articoli quasi identici con risultati diversi.
Il secondo e il terzo paper risalgono a oltre trent’anni fa e descrivono come un campo magnetico possa influenzare il processo di combustione, se applicato direttamente sulla fiamma. Molto interessante da sperimentare, ma per niente attinente al risparmio di carburante.
Il quarto articolo è del 2007 ed è stato realizzato da un ricercatore italiano dell’Istituto di Neurobiologia e Medicina Molecolare del CNR, esperto in Scienze della Vita e Medicina (Biochimica Biofisica). Dopo una dissertazione sui campi magnetici, l’autore espone molto sommariamente i risultati di un test su due autovetture, di cui una mostra evidenti miglioramenti. Si dichiara un campo magnetico di 2 tesla, vicino ai limiti fisici di un buon magnete, ma i miglioramenti sono inferiori a quanto promesso dal sito con 1.2 tesla e a quanto ottenuto nel primo paper con 0.5 tesla”.
In sostanza, quindi, solo due dei quattro articoli sono riferiti al caso specifico di un campo magnetico applicato alla linea di alimentazione di un motore termico. Il primo è relativo a un unico tipo di alimentazione (e questo non consente di estendere i risultati alle altre tipologie di combustibile) e i risultati conseguiti sono altamente discutibili. Il secondo è una relazione troppo generica e superficiale per essere considerata un lavoro scientifico attendibile.
In base a quanto illustrato dobbiamo concludere che la documentazione fornita non consente di giustificare l’affermazione proposta e, nello specifico, di confermare l’efficacia del prodotto.
L'iniziativa Chiedi le Prove è consapevole che il dialogo sia l’unico modo per rendere una società responsabile e attenta alle proprie esigenze. Auspichiamo, quindi, un ulteriore aggiornamento di questa vicenda e rimaniamo a disposizione qualora ci sia la volontà di dare origine a un dialogo che risulti costruttivo.
[1] http://www.iosrjen.org/Papers/vol4_issue5%20(part-5)/F04552834.pdf