Il 21 giugno 2017 ha avuto luogo, a Bruxelles, un’iniziativa molto importante di cui abbiamo già parlato qui: numerosi cittadini provenienti da svariati Paesi dell’Unione Europea si sono recati al Parlamento europeo: 16 di loro hanno presentato all’assemblea le proprie esperienze, spiegando perché per loro “le prove sono importanti”, e hanno ascoltato le risposte di alcuni rappresentanti politici.
La portavoce Sofie Vanthournout, dopo i ringraziamenti, ha brevemente spiegato che le persone si rivolgono a Sense About Science (un ente indipendente che combatte l’errata rappresentazione della scienza e delle evidenze scientifiche nella vita pubblica) perché vogliono capire e prendere decisioni informate. Possono avere opinioni diverse su quali evidenze scientifiche meritino al giorno d’oggi la priorità, ma tutte sono d’accordo nel sostenere che “evidence matters”, le prove sono importanti. Per questa ragione 16 cittadini europei hanno raccontato al Parlamento europeo perché la pensano in questo modo, ognuno nel suo campo di lavoro o secondo la sua esperienza.
Alla fine delle presentazioni la parola è stata data ai rappresentanti politici in aula. Il Primo Vice-presidente Frans Timmermans, che non ha potuto essere presente a causa di impegni improrogabili, ha lasciato un messaggio che esprime questo pensiero: prendere decisioni politiche sulla base di chiare evidenze è oggi una priorità; ben vengano iniziative come questa, che coinvolgono direttamente i cittadini nella questione. Fra i Parlamentari Europei presenti si è espresso per primo Carlos Moedas, Commissario europeo per la ricerca, la scienza e l’innovazione dal 1° novembre 2014, che ha fatto notare come i tempi sono cambiati e come una delle priorità di oggi e del futuro sarà proprio quella del collegamento fra evidenze e politiche: le tecnologie e l’avanzamento scientifico hanno cambiato il modo in cui le persone si relazionano alla scienza: se una volta il medico diceva cosa fare e il paziente semplicemente obbediva, adesso quest’ultimo desidera farsi spiegare cosa succede per poterlo comprendere ed elaborare.
Bisogna quindi non solo fornire le prove, ma soprattutto dare la possibilità alle persone di arrivare a comprenderle, in modo che esse possano poi prendere decisioni informate. Rivolto all’assemblea ha poi concluso: «Voi siete qui per ciò per cui io combatto ogni giorno, per dirci che non possiamo prendere decisioni non basate sui fatti. Come diceva Oscar Wilde, la verità è raramente pura e non è mai semplice».
A seguire Marco Affronte, politico italiano eletto al Parlamento europeo nel 2014, sostiene che «le prove sono importanti, il metodo scientifico è importante: abbiamo bisogno di dati completi e paragonabili per prendere decisioni ponderate». Molto interessante l’intervento di Julie Girling, deputata britannica, la quale sottolinea come le decisioni siano sovente il frutto di processi complessi, dove non esiste il “tutto bianco” o il “tutto nero”. Per questo è in disaccordo con la posizione di Affronte, secondo il quale «fino a che non si abbia totale evidenza che un prodotto è completamente sicuro, sia per l’ambiente sia per la salute umana, esso non deve essere approvato»: a suo parere non si può ridurre tutte le questioni a termini semplici e le soluzioni raramente sono facili.
Jan Huitema, deputato dei Paesi Bassi, è convinto che la tecnologia possa aiutarci, permettendo ai politici di informare meglio e puntualmente i cittadini e, soprattutto, consentendo a chi governa di raccogliere al meglio i dati e le informazioni per poter giungere a decisioni corrette. Secondo Ricardo Serrão Santos, la questione delle prove è spinosa; inoltre, non bisogna soltanto accettare le evidenze scientifiche, ma occorre combattere le falsità. Non si può infatti impedire a una persona di credere in una bugia, afferma Eva Kaili, deputata greca: non possiamo sacrificare la libertà di opinione, ma dobbiamo fornire prove importanti e dati certi al fine di permettere alle persone di prendere decisioni consapevoli. In aggiunta, dato che non sempre si tratta di questioni “monolitiche” («una certa sostanza usata in dosi eccessive può essere dannosa, ma usata correttamente può invece essere utile»), è importante creare un hub che raccolga le opzioni disponibili e le informazioni provenienti dai diversi scienziati, in modo da aiutare chi governa a prendere decisioni corrette.
Ultimo ma non meno importante è stato l’intervento di Mairead McGuinness, irlandese, che ricorda a tutti noi quanto sia importante aprire la mente e dibattere civilmente per poter prendere in considerazione le evidenze scientifiche che sono a disposizione in relazione alle diverse questioni: non deve essere la pressione del pubblico a portare i politici verso una certa decisione, ma le prove.
In conclusione, si è trattato di un evento decisamente importante, che ha permesso un confronto diretto, aperto e ricco di spunti tra i cittadini e i loro rappresentanti, su un argomento che diventa ogni giorno più importante: la capacità e la volontà, tanto del singolo quanto di coloro che amministrano la cosa pubblica, di basare le proprie decisioni sui fatti e sulle evidenze, più che sull’emotività, al fine di pervenire alle soluzione più corrette.
Questa è anche la strada che sta percorrendo la nostra iniziativa in Italia, Chiedi le Prove, affinché le persone si abituino a porsi delle domande su quanto viene loro detto e a esigere chiarezza ed evidenze scientifiche da tutti coloro che, in ogni campo, utilizzano il linguaggio della scienza – in maniera più o meno corretta – per pubblicizzare i loro prodotti. Non si tratta dunque di “dare la caccia alla truffa” o di operare come dei debunkers, ma di acquisire consapevolezza e di non farsi “abbagliare” da affermazioni, magari complesse e mirabolanti, presentate senza alcuna evidenza a sostegno.