La storia che segue ci è resa disponibile da un asker.
Tramite un volantino consegnatomi da un collega, sono venuto a conoscenza della Asiagem, una società che propone diversi prodotti legati alla salute e al benessere.
Tra questi, sono rimasto particolarmente incuriosito dal Materassino Bio-Magnetico, un dispositivo che, come riportato nel sito, “nasce dall'unione delle nanotecnologie con diversi materiali naturali, i quali producono infrarossi, luce fotonica magneti e ioni negativi, sfruttando i principi della moxibustione e dell'elettromagnetismo”.
Nella stessa pagina si fa riferimento ad alcune ricerche dalle quali “risulta che anche l'invecchiamento dell'uomo sia influenzato dalla perdita di magnetismo” e vengono riportati dei valori riguardanti la perdita di magnetismo in base all’età.
Inoltre, nel volantino a mia disposizione, si afferma che tra i principi alla base del funzionamento del materassino c’è la “Biomagneto, disciplina riconosciuta a livello mondiale che aiuta a produrre ioni negativi aumentando il trasporto di ossigeno alle cellule, per rigenerare velocemente i tessuti, innalzando le difese immunitarie”.
Ho così deciso di “chiedere le prove” di quanto riportato e ho inviato un’email alla Asiagem, chiedendo i riferimenti alle ricerche riguardanti il legame tra invecchiamento dell’uomo e perdita di magnetismo, per comprendere l’origine dei valori riportati. Ho anche richiesto i riferimenti relativi agli studi sull’efficacia della disciplina menzionata nel volantino (Biomagneto).
Il giorno stesso ho ricevuto la gentile risposta della responsabile dell’ufficio commerciale dell’Asiagem, nella quale mi veniva spiegato che “le ricerche a cui Asiagem fa riferimento sono informazioni di dominio pubblico, facilmente recuperabili sul web”. Inoltre, sono stato invitato a provare gratuitamente il prodotto in uno dei centri dell’azienda in quanto “Asiagem ha ritenuto estremamente importante mettere a disposizione gli apparecchi più delle fonti”.
Ringraziando per la risposta tempestiva, ho fatto notare come valutare l’efficacia di un prodotto da una singola prova sia sbagliato dal punto di vista concettuale, motivo per cui gli studi scientifici vengono svolti su un campione numeroso e con metodologie atte a minimizzare gli errori di valutazione. Ho quindi riformulato la richiesta di avere i riferimenti agli studi da cui sono stati ricavati i dati pubblicati sul sito.
Purtroppo non ho più ricevuto alcuna risposta, nonostante due solleciti successivi, in cui richiedevo anche di modificare il testo del sito, riportando esclusivamente le informazioni per le quali è disponibile una chiara evidenza scientifica.
A conclusione di questa storia, è possibile fare una serie di considerazioni.
I dati riportati nel sito sono privi delle fonti e secondo il principio di trasparenza, quando si incontrano delle affermazioni, deve essere possibile sapere come tali affermazioni sono state formulate.
Dalla risposta della responsabile dell’ufficio commerciale è possibile intravedere come per l’azienda sia particolarmente importante la reazione personale del cliente al prodotto, più delle fonti stesse. Questa valutazione, in quanto unica e soggettiva, non è scientificamente accettabile.
Inoltre, fare affermazioni scientifiche e invitare coloro che sono interessati a cercarsi da soli su Internet le evidenze sulle quali tali affermazioni si basano perché “si tratta di cose risapute”, è una abitudine comune ma sbagliata dal punto di vista formale oltre che sostanziale, perché presuppone che l’interessato sia un esperto del campo considerato quando invece, data la natura pubblica del messaggio, è plausibile che non lo sia e che, cercando in rete, venga influenzato da un “bias di conferma”.
Questo bias è favorito anche dalla inconsistenza logica dello schema: “conclusione -> trova i fatti che la sostengono” che contraddistingue questo genere di risposte, in contrasto con lo schema procedurale corretto: “evidenza -> conclusione -> tecnologia” che rende efficaci le metodologie scientifiche.
In una società le prove dovrebbero servire per far capire alle persone su cosa ci si è basati per produrre quel determinato genere di affermazione. Sono dunque elementi importanti, necessari per compiere scelte consapevoli, che in questo modo vengono negati. Senza le prove oggettive, alcune persone possono rischiare di fraintendere le informazioni ottenute autonomamente e, sulla base di queste, prendere delle decisioni non corrette.
“Chiedi le Prove” si propone, per quanto possibile, di eliminare questi fraintendimenti, promuovendo un dialogo costruttivo con tutti i soggetti chiamati in causa, nell’interesse del dibattito scientifico e della trasparenza delle informazioni.