Un dentifricio composto da elementi "naturali"

Quando le prove sono vaghe

Un dentifricio composto da elementi "naturali"

Sappiamo tutti bene quanto lavare i denti e, complessivamente, mantenere una corretta igiene orale sia un atto di grande importanza per la nostra salute.
Consultando la pagina dedicata al cavo orale di Epicentro, portale nato nel 2000 ad opera dell’Istituto Superiore di Sanità e utile strumento per avere un accesso diretto a molte utili informazioni in ambito sanitario, possiamo apprendere che, stando alle informazioni divulgate dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), sebbene i rapidi cambiamenti degli stili di alimentari di molti paesi possano esporre a maggiori rischi, la salute dentale sta migliorando in molti paesi grazie, in particolare, alla diffusione e l’uso di acqua ricca di fluoro e di dentifrici.
Epicentro annovera alcune pratiche preventive utili a prendersi cura del proprio stato di salute orale e, tra queste, la prima è l’uso di un dentifricio a base proprio di fluoro, componente utile a prevenire la formazione di carie. 

Chi fa la spesa in qualunque supermercato di medie o grande dimensioni, sa bene cosa accade quando si deve acquistare un dentifricio: ci si trova davanti ad una tale moltitudine di prodotti da avere l’imbarazzo della scelta e da rischiare di perdere un bel po’ di tempo nel tentativo di decidersi per il prodotto più adatto alle proprie esigenze.
Ogni marchio, dunque, utilizza le strategie di marketing a sua disposizione per tentare di distinguersi dagli altri e per rendere il proprio articolo più convincente e appetibile rispetto a quelli della concorrenza.
Le aziende che commercializzano il dentifricio, solitamente, propongono dei packaging che riescano a rendere il loro prodotto facilmente identificabile e, in seconda istanza, scelgono su quali fattori puntare maggiormente cercando, in questo modo, di andare incontro alle esigenze della fetta di mercato che desiderano raggiungere: troviamo chi pone l’attenzione su fattori maggiormente estetici, come i denti bianchi o l’alito fresco, chi punta sul tema della protezione totale del cavo orale, chi propone formulazioni per denti e gengive sensibili, chi dichiara che il prodotto sia adatto ai bambini, chi sottolinea la presenza di un elemento in particolare nella miscela proposta e attribuisce una o più proprietà a tale sostanza, chi richiama l’interesse del consumatore sul gusto del prodotto e chi più ne ha più ne metta.

Questa storia parla di un dentifricio in particolare, Vtx-Bioredoxin, e dei fattori sui quali l’azienda che lo produce ha deciso di puntare per presentare sul mercato questo prodotto.
Tutto ha inizio quando Costanza, l’asker di questa Storia, navigando su un social network si imbatte nella presentazione di Vtx-Bioredoxin da parte di un utente della piattaforma e, incuriosita, decide di approfondire andando a visitare le pagine social e il sito del prodotto.

Vtx-Bioredoxin viene presentato come un dentifricio in grado di soddisfare le esigenze dell’igiene dentale di ogni individuo e, a differenza della maggior parte dei prodotti analoghi, propone due formule: una per il giorno e una per la notte. Di fatto, il consiglio del brand è di acquistare due tubetti di dentifricio, il primo da usare durante le ore diurne, il secondo per il lavaggio dei denti prima del sonno notturno.
Oltre a ciò, i principali elementi che caratterizzano Vtx-Bioredoxin, e che vengono più volte citati nei post delle pagine social del prodotto e sul sito internet, riguardano il fatto che il dentifricio è composto da elementi naturali, che è a base di curcumina e che le sue formulazioni sono frutto di ricerca scientifica.

Scorrendo la pagine iniziale del sito del prodotto e accedendo alla parte dedicata alla descrizione dei prodotti e dei loro ingredienti possiamo apprendere che il dentifricio per il giorno contiene ginseng, taurina e curcumina, mentre quello per la notte contiene melatonina, melissa e, a sua volta, curcumina. Consultando l’elenco completo degli ingredienti, riportato sulla confezione del prodotto, possiamo riscontrare che Vtx-Bioredoxin contiene anche il monofluorofosfato di sodio e si attiene, in questo modo, alle indicazioni di Epicentro in merito alle pratiche adeguate a prendersi cura della propria salute orale.
A ginseng, taurina, melatonina, melissa e curcumina vengono attribuiti in modo generico, ovvero senza che siano ricondotti alle proprietà specifiche di uno o più ingredienti o alla loro miscela, nove benefici: una protezione giornaliera, la capacità di favorire il ritmo circadiano, la riduzione della placca batterica che avviene grazie ad un brevetto inerente l’assorbimento della curcumina, la prevenzione del sanguinamento delle gengive, la protezione dalle carie, l’aumento di stabilità della struttura dentale, la prevenzione della formazione del tartaro, l’azione di prevenzione dell’alitosi e, infine, quella di rigenerazione delle cellule dell’osso.
Il sito dichiara, inoltre, che entrambe le formulazioni contengono solo ciò che è necessario e che sono state create sulla base di quello che viene definito “il nostro studio scientifico” che è stato condotto dal Dipartimento di Scienze Orali e Biotecnologiche dell’Università di Chieti.
Per concludere, la pagina dedicata alla descrizione dei prodotti specifica che i dentifrici Vtx-Bioredoxin non contengono sls, peg, parabeni, triclosani e non sono testati sugli animali. Dato che il dentifricio è un prodotto cosmetico, è soggetto al Regolamento (CE) n.1223/2009 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 30 novembre 2009 sui prodotti cosmetici che vieta, in tutta l’Unione Europea, sia di testare i prodotti cosmetici sugli animali, sia di commercializzare prodotti cosmetici che siano stati testati sugli animali in paesi extraeuropei pertanto, ogni dichiarazione di questo tipo risulta essere superflua.
Proseguendo nell’esplorazione del sito è possibile apprendere che la curcumina non è un ingrediente comunemente usato nella formulazione dei dentifrici in quanto è caratterizzata da un basso livello di assorbimento ma che, grazie alla formula esclusiva e brevettata di Vtx-Bioredoxin, l’organismo riesce assorbire l’80% della curcumina presente nel prodotto, anziché il 20% che viene indicato come il quantitativo che, di norma, è possibile ricavare dall’uso di un qualunque dentifricio con curcumina che non sia quello in oggetto.

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Il dentifricio, una sostanza che (ci auguriamo) ognuno di noi usa quotidianamente. Vi siete mai chiesti di che cosa è fatto? Tante cose, per avere un’idea suggeriamo questo simpatico video   (licenza immagine)

 

A dimostrazione di tutte queste affermazioni, è possibile accedere alla pagina dedicata alla presentazione dello studio scientifico precedentemente citato.
Purtroppo, però, oltre alla nomina del suddetto dipartimento dell’Università di Chieti, non è presente alcuno studio scientifico o riferimento bibliografico, ma solo la descrizione di uno studio scientifico che viene qui descritto come una ricerca avente come scopo l’individuazione di una correlazione tra la presenza di una malattia parodontale e l’uso di un generico dentifricio arricchito con curcumina, senza nessun riferimento a particolari proprietà di assorbimento che sia possibile riscontrare solo in Vtx-Bioredoxin e non in altri prodotti analoghi.
Anche accedendo alla pagina dedicata ad un approfondimento dell’argomento, non è possibile consultare lo studio scientifico, ma unicamente ad un testo che, principiando con il dare una presentazione generale delle patologie parodontali adeguatamente corredata da una bibliografia di studi o conferenze sui temi esposti, prosegue con una parte dedicata alle proprietà curcumina e priva di referenze.
Abbiamo deciso di non soffermarci sull’analisi della prima parte riguardante le parodontiti e sull’accuratezza delle referenze ad essa connesse in quanto, sebbene si tratti di tematiche correlate, esse esulano dal nucleo centrale della richiesta di prove effettuata dall’asker e richiederebbero una disamina eccessivamente ampia per lo spazio di questa Storia.
Vorremmo sottolineare, invece, come la seconda parte di questa pagina del sito contenga un elevato numero di affermazioni in merito ai benefici della curcumina, dalle considerazioni in merito al fatto che tale elemento ha una bassa biodisponibilità, alle relative modalità che è possibile adottare per ovviare a questo problema per citare, infine, un brevetto di proprietà dell’azienda riguardante l’uso di curcumina in forma solubile in una pasta da dentifricio.

L’asker di questa storia, dopo aver visitato il sito del prodotto, ha deciso di fare una richiesta di prove, domandando di poter consultare lo studio scientifico al quale viene fatto riferimento sul sito e tramite il quale sarebbe possibile avvalorare le affermazioni pubblicate dall’azienda e, in risposta a tale richiesta, le sono stati inviati due documenti.
Nel primo caso non si tratta di un saggio completo, ma dell’estratto di uno studio volto a determinare l’efficacia di della curcumina nel moderare l’infiammazione della cavità orale che è stato condotto sia in vitro, sia in vivo e che, al momento della stesura del documento, era ancora in corso di svolgimento per quanto riguarda la parte in vivo.
Dunque, sia in ragione del fatto che la parte in vivo dello studio non è conclusa, sia perché il documento stesso non è uno studio scientifico, ma un breve estratto, non è possibile tenere in considerazione questo elemento come prova valida. Sarebbe interessante poter consultare lo studio completo quando sarà terminato, soprattutto perchè la parte in vivo sembra essere condotta tramite l’adozione di un protocollo d’indagine adeguato e con l’utilizzo del valido metodo del doppio cieco.
Il secondo documento, invece, è uno studio volto a valutare l’efficacia della curcumina nel contrastare i batteri parodontali ed è stato condotto unicamente in vitro; non vi è indicazione in merito a quando sia stato svolto, se sia stato pubblicato o meno e quali siano i nomi degli autori, ma è presente l’indicazione che uno di essi lavora presso il Dipartimento di scienze mediche, orali e biotecnologiche dell’Università di Chieti.
Lo studio è stato condotto tramite il prelievo di batteri parodontali da un soggetto affetto da parodontite: tale materiale è stato analizzato con un test genetico molecolare volto a identificare le undici specie di patogeni parodontali in esso contenute e successivamente coltivato e moltiplicato per poter essere suddiviso in sei contenitori: nei primi tre contenitori è stato aggiunta una soluzione che include la curcumina, mentre i restanti tre sono stati usati come controllo.
L’analisi del materiale dei sei contenitori ha mostrato come, laddove è stata aggiunta la curcumina, sia possibile riscontrare una significativa diminuzione della crescita batterica.
Le conclusioni di questo studio affermano che, sulla base dei dati raccolti, è possibile affermare che la curcumina sembra rappresentare un valido elemento da sfruttare per la modulazione dell’infiammazione della cavità orale e che, sebbene i risultati ottenuti in vitro possano verosimilmente anticipare gli effetti di uno studio condotto in vivo, è necessario che siano svolte ulteriori sperimentazioni per approfondire e comprendere meglio quale sia il ruolo della curcumina nei confronti delle malattie parodontali.
Come spesso accade, gli studi scientifici tendono ad essere cauti e molto attenti a non trarre conclusioni che non siano pienamente giustificate dai risultati delle indagini condotte, mentre il mondo del marketing e della comunicazione ha la tendenza opposta, ovvero quella di trascendere i risultati delle sperimentazioni per enfatizzare le proprietà di un determinato elemento al fine di presentare e rendere interessante un prodotto.

Dopo aver ricevuto questi documenti, l’asker ha contattato nuovamente l’azienda per sapere se, oltre a questo studio in vitro, sia disponibile dell’altra documentazione sulla quale fondare pienamente le affermazioni comunicate in merito agli effetti della curcumina ed anche per chiedere conto dell’affermazione secondo cui, grazie ad un metodo di estrazione brevettato, la curcumina contenuta in Xtx-Bioredoxin sia maggiormente biodisponibile e permetta un assorbimento di questa sostanza pari all’80%, anziché al 20% come gli altri dentifrici con curcumina in commercio.
A questa ulteriore richiesta, non è stata fornita alcuna risposta.

In conclusione, ci sembra di poter affermare che la documentazione fornita come prova non possa giustificare le affermazioni che vengono comunicate in merito al dentifricio Vtx-Bioredoxin.
Per quanto uno dei due studi inviati a Costanza sia completo e sia stato condotto in modo adeguato, i risultati ottenuti non possono, come affermato dallo studio stesso, dichiarare nulla di più se non che, per ora solo in vitro, la curcumina sembra avere un effetto positivo nel controllo della moltiplicazione dei batteri parodontali analizzati.
Inoltre, non è stata fornita alcuna prova che possa giustificare l’affermazione secondo cui il dentifricio Vtx-Bioredoxin rappresenti, rispetto ad altri prodotti analoghi in commercio, una novità dovuta al maggior assorbimento della curcumina ottenuta tramite una formula brevettata.

Chiedi le Prove è un’iniziativa che promuove il dialogo e il libero scambio di informazioni scientifiche e che è aperta al confronto o, se necessario, alla revisione. Pertanto, siamo disponibili a ricevere ulteriore documentazione in merito alle specifiche proprietà che contraddistinguono il dentifricio Vtx-Bioredoxin.
Intanto, mi raccomando, che nessuno dimentichi di lavarsi accuratamente i denti!