Il calcare è una brutta bestia.
Lo sanno bene le persone che vivono in posti dove l’acqua della rete idrica ne contiene molto e si ritrovano a dover dedicare risorse alla manutenzione degli elettrodomestici. Una di queste persone è Marco che, stufo di dover rimuovere ogni mese il calcare dal suo bollitore elettrico, ha cercato su internet qualche rimedio al problema.
Marco ha così “intercettato” Freebioenergy, una ditta che commercializza un filtro per l’acqua: Quantum Domus. Questo dispositivo, viene riportato nel sito della ditta, dal momento in cui viene installato è in grado di eliminare dalle tubature calcare, ferro ed eventuali “cariche batteriche”, senza utilizzare agenti chimici e senza richiedere corrente o metano dalle forniture casalinghe.
Esempio di bollitore incrostato dal calcare
Come ciò sia possibile ce lo spiega la ditta stessa in una pagina del sito dedicata alla tecnologia su cui si basano i loro prodotti. Quantum Domus sfrutta la fisica quantistica ed è in grado di dare origine alla “rivitalizzazione bioenergetica dell’acqua”. La struttura dei sali come il calcare, prosegue la ditta, dipende dalle “caratteristiche vibrazionali (elettrodinamiche)” dell’acqua in cui sono disciolti. Il dispositivo, modulando queste caratteristiche, sarebbe in grado di trasformare il calcare disciolto in acqua in cristalli di aragonite, un minerale con la stessa composizione del calcare ma con una disposizione degli atomi diversa rispetto alla calcite, che è la sostanza che solitamente si accumula nelle tubature (perché l’aragonite non dovrebbe a sua volta accumularsi nelle tubature producendo problemi analoghi non ci è dato sapere).
Cristalli di calcite e di aragonite e relative disposizioni degli atomi. Nella calcite gli atomi di carbonio (palline piccole grigie) si dispongono formando un ottaedro centrato sull’atomo di calcio. Nell’aragonite invece si dispongono formando due triangoli perpendicolari. Nota: la colorazione dell’aragonite è dovuta a impurezze nel campione.
L’aragonite ha una struttura atomica che le conferisce un’energia potenziale maggiore rispetto alla calcite e quindi il dispositivo, per funzionare, deve in qualche modo fornire energia al sistema. Questa energia, prosegue la ditta, viene prelevata da quella elettromagnetica presente nell’ambiente sotto forma di “modi Schumann”, delle onde elettromagnetiche stazionarie che si formano tra la superficie terrestre e il bordo esterno dell’atmosfera e che hanno frequenze che vanno dai 3 Hz ai 60 Hz. Si tratta di una affermazione molto interessante, visto che, per una conversione efficiente dell’energia, un’antenna deve avere dimensioni paragonabili alla lunghezza d’onda che si vuole utilizzare, che in questo caso sono circa 6000 Km. Queste osservazioni non sono sfuggite al nostro asker, fisico teorico, che, interessato al prodotto, ha chiesto informazioni alla ditta. Nello specifico, ha chiesto quali esperimenti sono stati fatti per verificarne il funzionamento.
La risposta del responsabile di ricerca e sviluppo della ditta è stata molto cordiale e si è reso disponibile a spiegare nel dettaglio il dispositivo, fornendo un’ampia documentazione bibliografica.
La collaborazione di Freebioenergy nel voler fornire una corretta informazione al cliente è un lodevole esempio che auspichiamo in futuro diventi sempre più diffuso.
Analizzando il contenuto della risposta, però, si notano alcuni problemi.
La bibliografia fornita a Marco contiene circa un centinaio di fonti della letteratura scientifica ma non è focalizzata sul dispositivo in questione. Viene, tuttavia, evidenziato uno studio, che corredato dalla gentile spiegazione fornita dalla ditta, è sufficiente, a loro dire, a dimostrare il funzionamento del dispositivo.
Inoltre, la ditta non ha fornito i risultati di nessun esperimento compiuto sul dispositivo in questione.
Trattandosi di discorsi tecnici e specifici, abbiamo fatto visionare il materiale ricevuto da Marco ad un esperto, un chimico teorico che nella nota che vi alleghiamo evidenzia perché lo studio supportato dalla ditta non è una spiegazione scientificamente robusta.
Quindi, in assenza di dati sperimentali rigorosi, l’unico elemento che abbiamo per valutare questo prodotto, in base alle domande formulate e alle risposte ricevute, sono discorsi che coinvolgono la meccanica quantistica e che sono stati confutati da un chimico teorico.
Commento del Dr. Giovanni Piccini
Department of Chemistry and Applied Biosciences
ETH Zurich
“Nella spiegazione fornita all’asker vengono unite in una sorta di patchwork scientifico alcune considerazioni fatte sulla solubilità in acqua di alcuni cristalli ionici, partendo da alcuni risultati ottenuti applicando l’elettrodinamica quantistica alle soluzioni di elettroliti forti. L’articolo citato è pubblicato su un giornale specialistico, il Journal of Electroanalytical Chemistry, pertanto ci si aspetta che i risultati pubblicati siano attendibili in quanto soggetti a peer-reviewing.
Da quanto riportato dall’autore della risposta, nelle soluzioni di elettroliti forti l’acqua si presenterebbe in due fasi, una incoerente e l’altra coerente. Facendo oscillare quest’ultima in fase con un campo elettromagnetico esterno ad una data frequenza si può, Maxwell perdonaci, “sintonizzare” il plasma formato dagli elettroliti in soluzione alterandone la solubilità. Per motivi non ben chiariti, il dispositivo in questione sarebbe in grado di indirizzare la radiazione elettromagnetica presente tra la crosta terreste e la ionosfera (risonanza di Schumann) selezionando una specifica frequenza che, influenzando la fase coerente dell’acqua, farebbe precipitare alcuni sali come il carbonato di calcio, diminuendone la solubilità. Sebbene esista una letteratura riguardante la ricristallizzazione di sali in soluzione in presenza di forti campi magnetici statici, ergo, un’altra storia (l'Intensità del campo magnetico della radiazione elettromagnetica oscilla, ed è inoltre molto bassa), una domanda sorge spontanea: il dispositivo funziona? L’autore della risposta, in una seconda comunicazione con l’asker, fa riferimento ad un’analisi diffrattometrica (irradiando con raggi X un cristallo si ottengono informazioni sulla sua struttura), sostenendo che la fase cristallina di alcuni carbonati cambiava sotto l’effetto del dispositivo. Sarebbe quindi utile avere questi dati e provare a ripetere l’esperimento. Questa analisi, tuttavia, non proverebbe l’efficacia del dispositivo Quantum Domus nell’abbattere la concentrazione degli elettroliti nell’acqua. La soluzione più semplice per verificare questa tesi sarebbe un’analisi quantitativa in doppio cieco (senza influenze da parte del venditore né nostre), condotta con protocolli sperimentali rigorosi e dichiarati, del contenuto di cationi metallici di magnesio e calcio e anioni carbonato di un campione di acqua prima e dopo il trattamento con tecnologia Quantum Domus, da parte di un ente terzo certificato. Un tipo di analisi relativamente semplice, estremamente accurata e molto economica, che potrebbe dipanare ogni dubbio nell’arco di un pomeriggio e con una spesa limitata”.
Il responsabile scientifico di Freebioenergy ha affermato che alcuni esperimenti sono in corso e che li fornirà al nostro asker quando saranno pronti. Chiedi le Prove sarà più che lieta di condividere e commentare questi esperimenti in un futuro aggiornamento di questa storia.
L'iniziativa Chiedi le Prove è consapevole che il dialogo sia l’unico modo per rendere una società responsabile ed attenta alle proprie esigenze. Auspichiamo, quindi, un ulteriore aggiornamento di questa vicenda e rimaniamo a disposizione qualora ci sia la volontà di dare origine ad un dialogo che risulti costruttivo.